Hytok
2005-02-11 20:38:28 UTC
La recensione di 'Non si fanno queste cose a cinque minuti dalla fine', di
Paolo Ziliani. Storia dell'inchiesta su un Genoa-Inter che secondo molti
dei protagonisti avrebbe dovuto finire in pareggio e racconto di un'epoca
attraverso il marcio del suo calcio e del suo giornalismo...
http://www.indiscreto.it/indiscreto.nsf/notesnews/F65D794095848664C1256FA50065FB11?OpenDocument
Non scommettiamo sulla buona fede
di Stefano Olivari
Venerdì 11 febbraio 2005, ore 21
27 marzo 1983, Genoa-Inter 2-3: Genoa: Martina, Romano (dal 1' del secondo
tempo Viola), Testoni, Corti, Faccenda, Gentile, Benedetti (dal 28' del
secondo tempo Simonetta), Peters, Fiorini, Iachini, Briaschi. Non entrati:
Favaro, Somma, Onofri. Allenatore: Simoni. Inter: Bordon, Bergomi, Baresi,
Oriali (dal 43' del secondo tempo Bernazzani), Collovati, Bini, Bagni,
Muller, Altobelli, Beccalossi, Marini. Allenatore: Marchesi. Non entrati:
Zenga, Juary, Bergamaschi, Ferri. Arbitro Pairetto. Marcatori: Altobelli al
14' del primo tempo, Briaschi al 3', Bini all'11', Iachini al 28' e Bagni
al 40' del secondo tempo.
Nessuno scappi, non è l'ennesimo trucchetto stile Anima Mia, schiacciando
il pedale della nostalgia, per attirare ultratrentenni sconfitti dalla vita
e dai quarantenni. Si tratta del tabellino, con le maglie dei titolari che
all'epoca andavano dall'uno all'undici, di una delle partite più discusse
degli anni Ottanta e forse della storia del calcio italiano. Una partita
che non a caso è stata dimenticata o fatta dimenticare, tanto è vero che ne
esistono pochissime immagini anche negli archivi e che le foto degli
episodi più controversi sono state acquistate da mani sapienti e
insabbiatrici. Una partita che non è stata più taroccata di mille altre che
si erano e si sarebbero giocate nella serie A italiana, ma che per
l'inchiesta giornalistica e sportiva di cui fu oggetto si presta come poche
altre a spiegare il rapporto perverso fra protagonisti dello spettacolo
calcistico e chi quello spettacolo giornalistico dovrebbe raccontare ai
tifosi, sperando che i tifosi continuino a credere alla buona fede di
tutti, pagando per tutti.
Nel suo 'Non si fanno queste cose a cinque minuti dalla fine!-La vera
storia del giallo Genoa-Inter', edito da Limina, Paolo Ziliani racconta
l'intera vicenda, interessante sia nei suoi tentativi di insabbiamento che
nella sua sostanza. Di cosa stiamo parlando, in definitiva? Di una partita
strana, stranissima, con un pareggio che sembra già scritto, anche perchè
quasi sicuramente lo è. Di un giocatore, Salvatore Bagni, che fregandosene
di accordi presi da altri, segna a cinque minuti dalla fine il gol della
vittoria, senza venire abbracciato da nessun compagno. Anzi, il dopopartita
è anche peggio della partita, con lo spogliatoio nerazzurro che si
trasforma in un ring. Volano pugni e insulti, e anche da parte genoana si
grida, ma più che altro si insinua. Insomma, Bagni non ha rispettato i
patti. Ma quali patti?
Sullo sfondo le scommesse sul calcio, all'epoca solo clandestine, che
nonostante lo scandalo di tre anni prima che aveva portato alle famose
squalifiche (Rossi, Giordano, Manfredonia, Albertosi, eccetera, con Milan e
Lazio retrocesse) continuavano ad avere un grande successo, favorite dalla
tristezza intrinseca del Totocalcio. Scommesse che toccavano molto da
vicino quel mondo che da sempre ruota intorno ai calciatori: un mondo
popolato da ristoratori che raccolgono puntate e confidenze, amici dei
calciatori di professione, venditori di qualsiasi cosa, mogli trafficone,
giornalisti sempre a corto di soldi, dirigenti che vogliono coprire tutto.
Quasi per caso Paolo Ziliani, all'epoca giornalista del Giorno (attualmente
lavora a Mediaset), insieme a Claudio Pea, inizia a indagare dopo aver
sentito voci su quella partita e soprattutto sul dopo.
Un dopo caratterizzato da una memorabile dichiarazione di Giorgio Vitali,
direttore sportivo del Genoa, che in sala stampa analizza la partita: ''I
dirigenti dell'Inter devono sapere che merde sono i loro giocatori sul
piano umano...Non si fanno queste cose a cinque minuti dalla fine''. A chi
non avesse afferrato il concetto viene in soccorso Pasquale Iachini:
''Evidentemente qualcuno non è stato avvisato...''. Insomma, non occorre
Nero Wolfe per intuire che c'è aria di calciocommesse, e infatti nei giorni
seguenti qualche giornale parla più o meno apertamente di questi sospetti.
Tutto finirebbe qui, confinato nelle grandi rivelazioni delle cene fra
giornalisti (si potesse farne un reality show, si otterrebbe uno share del
90 per 100), dove il vincitore è chi la spara più grossa, se non fosse che
l'Ufficio Indagini si interessa della vicenda, più spinto dai media che dal
suo inviato a Marassi, che se ne è andato dallo stadio a metà del secondo
tempo (realtà romanzesca: doveva prendere un treno!) e non ha quindi
registrato il clima velenoso e da rissa, che chiunque a Marassi ha potuto
chiaramente percepire. L'indagine viene affidata ad Aldo Ferrari Ciboldi,
che interroga tutti gli interrogabili, fra Genoa e Inter. Con il passare
dei giorni, però, i protagonisti dello spettacolo di Genova mettono a punto
le loro versioni minimizzatrici e da addetti ai lavori, del tipo 'pareggio
che andava bene a entrambe' e 'A volte non c'è nemmeno bisogno di
parlarsi'. Insomma, le penose idiozie, quasi sempre in malafede, che
sentiamo anche ai giorni nostri su tutti i canali che ci spiegano che il
calcio è credibile.
Non vogliamo togliere il piacere della lettura di un libro informatissimo e
per molti versi eccezionale, visto che a parte qualche omissis
anti-querela, si fanno nomi e cognomi di personaggi solitamente
intoccabili. Diciamo solo che l'inchiesta di Ziliani e Pea arriva a una
svolta quando il brasiliano Juary, riserva emarginata dell'Inter, racconta
quanto accaduto nello spogliatoio. Da lì in poi è tutta una gara a
minimizzare e a mettere bastoni fra le ruote all'inchiesta del Giorno e
soprattutto a quella di Ferrari Ciboldi. Lasciato solo, solissimo, anche
dalla sua struttura, con una Figc che non si poteva permettere uno scandalo
scommesse all'anno. Come in molti sapranno, alla fine di tre mesi di
indagini e depistaggi l'inchiesta fu chiusa, senza togliere nessuna delle
ombre che l'aveva fatta aprire. Al calcio conveniva così.
Ma questa è una recensione, non il riassunto del libro. Un'opera dalla
quale non si può prescindere se si vuole conoscere o rivivere un'epoca non
molto diversa dalla nostra, fatta eccezione per le dimensioni finanziarie
del calcio e una presenza della televisione più invadente e invasiva.
Scritto con notevole senso del ritmo, e in maniera ovviamente
informatissima, 'Non si fanno queste cose a cinque minuti dalla fine!' è
senza dubbio uno dei migliori libri giornalistici mai scritti sul calcio
italiano ed è letteralmente impossibile abbandonarne la lettura, anche a
notte a fonda, prima di averlo finito. Ziliani racconta con dovizia di
particolari molti episodi, e il tono generale dell'opera non è quello del
libro di denuncia, perchè quel Genoa-Inter non è stato purtroppo un
episodio isolato nel calcio italiano. Tutta la prosa è piena di un'amarezza
dolorosa, che mai sconfina nella insopportabile retorica del giornalista
scomodo, per il modo nel quale i giornalisti più famosi dell'epoca
seguirono il caso.
Si va dagli invidiosi per gli scoop del Giorno, gli unici in qualche modo
giustificabili, alle grandissime firme (Gianni Brera, più grande di
così...) che tiravano dritto, passando per i cronisti-tifosi che accusavano
i Ziliani e Pea di volere il male dell'Inter, i finti amici che andavano a
riferire ai dirigenti che li prezzolavano, e persone quasi dichiaratamente
a libro paga, professionisti nello spillare soldi ai padroni del calcio
alternando blandizie e ricatti. Sempre, ovviamente, fingendo di cantare
fuori dal coro. E' sconvolgente come il panorama giornalistico-sportivo sia
mutato di pochissimo in più di un ventennio: non parliamo dei metodi, ma
proprio delle persone, segno di un ricambio, morale ancora prima che umano,
che non è mai avvenuto. Ziliani non gioca a fare l'anti-sistema, non fosse
altro perchè di questo sistema fa parte, ma non riesce ad accettare che il
suo sogno di bambino, quello di diventare un giornalista sportivo
(l'abbiamo avuto quasi tutti...), si sia dovuto confrontare con i
compromessi e la sporcizia, non solo del mondo ma anche del microcosmo del
giornalismo sportivo. Un grande libro, un brutto calcio.
Jolan Tru
Paolo Ziliani. Storia dell'inchiesta su un Genoa-Inter che secondo molti
dei protagonisti avrebbe dovuto finire in pareggio e racconto di un'epoca
attraverso il marcio del suo calcio e del suo giornalismo...
http://www.indiscreto.it/indiscreto.nsf/notesnews/F65D794095848664C1256FA50065FB11?OpenDocument
Non scommettiamo sulla buona fede
di Stefano Olivari
Venerdì 11 febbraio 2005, ore 21
27 marzo 1983, Genoa-Inter 2-3: Genoa: Martina, Romano (dal 1' del secondo
tempo Viola), Testoni, Corti, Faccenda, Gentile, Benedetti (dal 28' del
secondo tempo Simonetta), Peters, Fiorini, Iachini, Briaschi. Non entrati:
Favaro, Somma, Onofri. Allenatore: Simoni. Inter: Bordon, Bergomi, Baresi,
Oriali (dal 43' del secondo tempo Bernazzani), Collovati, Bini, Bagni,
Muller, Altobelli, Beccalossi, Marini. Allenatore: Marchesi. Non entrati:
Zenga, Juary, Bergamaschi, Ferri. Arbitro Pairetto. Marcatori: Altobelli al
14' del primo tempo, Briaschi al 3', Bini all'11', Iachini al 28' e Bagni
al 40' del secondo tempo.
Nessuno scappi, non è l'ennesimo trucchetto stile Anima Mia, schiacciando
il pedale della nostalgia, per attirare ultratrentenni sconfitti dalla vita
e dai quarantenni. Si tratta del tabellino, con le maglie dei titolari che
all'epoca andavano dall'uno all'undici, di una delle partite più discusse
degli anni Ottanta e forse della storia del calcio italiano. Una partita
che non a caso è stata dimenticata o fatta dimenticare, tanto è vero che ne
esistono pochissime immagini anche negli archivi e che le foto degli
episodi più controversi sono state acquistate da mani sapienti e
insabbiatrici. Una partita che non è stata più taroccata di mille altre che
si erano e si sarebbero giocate nella serie A italiana, ma che per
l'inchiesta giornalistica e sportiva di cui fu oggetto si presta come poche
altre a spiegare il rapporto perverso fra protagonisti dello spettacolo
calcistico e chi quello spettacolo giornalistico dovrebbe raccontare ai
tifosi, sperando che i tifosi continuino a credere alla buona fede di
tutti, pagando per tutti.
Nel suo 'Non si fanno queste cose a cinque minuti dalla fine!-La vera
storia del giallo Genoa-Inter', edito da Limina, Paolo Ziliani racconta
l'intera vicenda, interessante sia nei suoi tentativi di insabbiamento che
nella sua sostanza. Di cosa stiamo parlando, in definitiva? Di una partita
strana, stranissima, con un pareggio che sembra già scritto, anche perchè
quasi sicuramente lo è. Di un giocatore, Salvatore Bagni, che fregandosene
di accordi presi da altri, segna a cinque minuti dalla fine il gol della
vittoria, senza venire abbracciato da nessun compagno. Anzi, il dopopartita
è anche peggio della partita, con lo spogliatoio nerazzurro che si
trasforma in un ring. Volano pugni e insulti, e anche da parte genoana si
grida, ma più che altro si insinua. Insomma, Bagni non ha rispettato i
patti. Ma quali patti?
Sullo sfondo le scommesse sul calcio, all'epoca solo clandestine, che
nonostante lo scandalo di tre anni prima che aveva portato alle famose
squalifiche (Rossi, Giordano, Manfredonia, Albertosi, eccetera, con Milan e
Lazio retrocesse) continuavano ad avere un grande successo, favorite dalla
tristezza intrinseca del Totocalcio. Scommesse che toccavano molto da
vicino quel mondo che da sempre ruota intorno ai calciatori: un mondo
popolato da ristoratori che raccolgono puntate e confidenze, amici dei
calciatori di professione, venditori di qualsiasi cosa, mogli trafficone,
giornalisti sempre a corto di soldi, dirigenti che vogliono coprire tutto.
Quasi per caso Paolo Ziliani, all'epoca giornalista del Giorno (attualmente
lavora a Mediaset), insieme a Claudio Pea, inizia a indagare dopo aver
sentito voci su quella partita e soprattutto sul dopo.
Un dopo caratterizzato da una memorabile dichiarazione di Giorgio Vitali,
direttore sportivo del Genoa, che in sala stampa analizza la partita: ''I
dirigenti dell'Inter devono sapere che merde sono i loro giocatori sul
piano umano...Non si fanno queste cose a cinque minuti dalla fine''. A chi
non avesse afferrato il concetto viene in soccorso Pasquale Iachini:
''Evidentemente qualcuno non è stato avvisato...''. Insomma, non occorre
Nero Wolfe per intuire che c'è aria di calciocommesse, e infatti nei giorni
seguenti qualche giornale parla più o meno apertamente di questi sospetti.
Tutto finirebbe qui, confinato nelle grandi rivelazioni delle cene fra
giornalisti (si potesse farne un reality show, si otterrebbe uno share del
90 per 100), dove il vincitore è chi la spara più grossa, se non fosse che
l'Ufficio Indagini si interessa della vicenda, più spinto dai media che dal
suo inviato a Marassi, che se ne è andato dallo stadio a metà del secondo
tempo (realtà romanzesca: doveva prendere un treno!) e non ha quindi
registrato il clima velenoso e da rissa, che chiunque a Marassi ha potuto
chiaramente percepire. L'indagine viene affidata ad Aldo Ferrari Ciboldi,
che interroga tutti gli interrogabili, fra Genoa e Inter. Con il passare
dei giorni, però, i protagonisti dello spettacolo di Genova mettono a punto
le loro versioni minimizzatrici e da addetti ai lavori, del tipo 'pareggio
che andava bene a entrambe' e 'A volte non c'è nemmeno bisogno di
parlarsi'. Insomma, le penose idiozie, quasi sempre in malafede, che
sentiamo anche ai giorni nostri su tutti i canali che ci spiegano che il
calcio è credibile.
Non vogliamo togliere il piacere della lettura di un libro informatissimo e
per molti versi eccezionale, visto che a parte qualche omissis
anti-querela, si fanno nomi e cognomi di personaggi solitamente
intoccabili. Diciamo solo che l'inchiesta di Ziliani e Pea arriva a una
svolta quando il brasiliano Juary, riserva emarginata dell'Inter, racconta
quanto accaduto nello spogliatoio. Da lì in poi è tutta una gara a
minimizzare e a mettere bastoni fra le ruote all'inchiesta del Giorno e
soprattutto a quella di Ferrari Ciboldi. Lasciato solo, solissimo, anche
dalla sua struttura, con una Figc che non si poteva permettere uno scandalo
scommesse all'anno. Come in molti sapranno, alla fine di tre mesi di
indagini e depistaggi l'inchiesta fu chiusa, senza togliere nessuna delle
ombre che l'aveva fatta aprire. Al calcio conveniva così.
Ma questa è una recensione, non il riassunto del libro. Un'opera dalla
quale non si può prescindere se si vuole conoscere o rivivere un'epoca non
molto diversa dalla nostra, fatta eccezione per le dimensioni finanziarie
del calcio e una presenza della televisione più invadente e invasiva.
Scritto con notevole senso del ritmo, e in maniera ovviamente
informatissima, 'Non si fanno queste cose a cinque minuti dalla fine!' è
senza dubbio uno dei migliori libri giornalistici mai scritti sul calcio
italiano ed è letteralmente impossibile abbandonarne la lettura, anche a
notte a fonda, prima di averlo finito. Ziliani racconta con dovizia di
particolari molti episodi, e il tono generale dell'opera non è quello del
libro di denuncia, perchè quel Genoa-Inter non è stato purtroppo un
episodio isolato nel calcio italiano. Tutta la prosa è piena di un'amarezza
dolorosa, che mai sconfina nella insopportabile retorica del giornalista
scomodo, per il modo nel quale i giornalisti più famosi dell'epoca
seguirono il caso.
Si va dagli invidiosi per gli scoop del Giorno, gli unici in qualche modo
giustificabili, alle grandissime firme (Gianni Brera, più grande di
così...) che tiravano dritto, passando per i cronisti-tifosi che accusavano
i Ziliani e Pea di volere il male dell'Inter, i finti amici che andavano a
riferire ai dirigenti che li prezzolavano, e persone quasi dichiaratamente
a libro paga, professionisti nello spillare soldi ai padroni del calcio
alternando blandizie e ricatti. Sempre, ovviamente, fingendo di cantare
fuori dal coro. E' sconvolgente come il panorama giornalistico-sportivo sia
mutato di pochissimo in più di un ventennio: non parliamo dei metodi, ma
proprio delle persone, segno di un ricambio, morale ancora prima che umano,
che non è mai avvenuto. Ziliani non gioca a fare l'anti-sistema, non fosse
altro perchè di questo sistema fa parte, ma non riesce ad accettare che il
suo sogno di bambino, quello di diventare un giornalista sportivo
(l'abbiamo avuto quasi tutti...), si sia dovuto confrontare con i
compromessi e la sporcizia, non solo del mondo ma anche del microcosmo del
giornalismo sportivo. Un grande libro, un brutto calcio.
Jolan Tru
--
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